Manifesto murale che indice una pubblica conferenza lunedì 28 aprile 1975 all’Università di Genova in via Balbi 4, ore 16, «sui 17 compagni arrestati a Milano con l’accusa di avere un poco bruciato una sezione del PSDI».
Nell’intervista di Emina Cevro Vukovic tratta da Vivere a sinistra, vita quotidiana e impegno sociale nell’Italia degli anni Settanta. Un’inchiesta (ArcanaEditrice, Roma, 1976), Riccardo d’Este parla delle volte che è stato in carcere:
«La terza volta è stato poco tempo fa, nell’aprile del ’75 quando venni arrestato insieme ad altri 16 compagni e compagne per associazione a delinquere, incendio doloso (di una sezione del PSDI) e altro. Sono stato tre mesi dentro, insieme agli altri. Al processo i reati sono stati derubricati non so esattamente in cosa, credo danneggiamento aggravato, senza, s’intende, l’associazione per delinquere. 13 compagni sono stati assolti con formule varie; io e altri tre siamo stati condannati, con la condizionale però, a un anno e tre mesi. Quest’ultimo fatto fu una pazzesca montatura: s’intendeva colpire soprattutto l’area autonoma e radicale. La canea giornalistica si è lanciata in calunnie vergognose nei miei confronti, al punto che io, pur non credendo minimamente nella «giustizia», ho querelato alcuni giornali, concedendo loro la più ampia facoltà di prova. Questo solo per rendere pubblica e smascherare la loro infamia, il loro tentativo di colpire, attraverso me, il non allineato, il diverso, il rivoluzionario non politico, non legato ai gruppi ed ai rackets. Infatti i calunniatori sono stati indifferentemente grossi organi di informazione così come giornali di gruppi come A.O., M.S. ecc.»