La sentenza per l’ammutinamento alle Carceri Le Nuove (scoppiato il 12 aprile 1969) fu resa alla fine di giugno 1970. Alcune decine di detenuti risultarono assolti, 14 condannati per il reato di danneggiamento, dopo la derubricazione dalla imputazione (più grave) di “devastazione e saccheggio”. Chi scrive e Riccardo d’Este furono sentiti, in aula, come testimoni, convocati dagli avvocati di qualche imputato. Le testimonianze risultarono ininfluenti. Al recto pregevole schizzo di Sandro Beltramo, disegnatore professionista. La datazione del documento risale alla prima metà del mese di maggio 1970. (Pier Franco Ghisleni)
Quando l’avanguardia soggettiva del proletariato muove all’assalto di tutto ciò che è socialmente imposto ed esprime la sua intransigenza generale espropriando gli espropriatori della propria vita, allora tutti gli esponenti dell’impostura burocratica di ogni colore si schierano col potere e ne avallano la repressione.
Un movimento moderno, quale quello realizzatosi nell’aprile del 1969 con la sommossa dei detenuti delle Nuove è incomprensibile e inaccettabile per gli ideologi adoratori di un passato rivoluzionario scomparso.
Per questo OGGI 68 detenuti, in condizione di completo abbandono da parte di tutte le forze sedicenti rivoluzionarie, vengono processati per i fatti di ALLORA.
Ma, oggi come allora, il proletariato in rivolta non ha bisogno di capi benefattori tutori. I tentativi di mediazione per sedare l’insurrezione o contenerla entro i limiti della manifestazione “ordinata e responsabile” posti in atto da preti, giuristi democratici, burocrati di sinistra fallirono. Per questo oggi i detenuti sono abbandonati da tutti in pasto alla vendetta dei giudici.
Il non aver riconosciuto capi, l’aver saccheggiato e devastato le attrezzature di lavoro e quelle cliniche, l’aver aggredito i carcerieri, profanato la chiesa, incendiata la biblioteca: questi i capi di imputazione. Ma il reato più grave, quello che comprende tutti gli altri, è l’aver rifiutato coscientemente LA SCHIAVITÙ DEL LAVORO SALARIATO e l’indegnità connessa a tale rifiuto. Per questo il proletariato libero dalla galera ma incatenato alla linea di montaggio deve appoggiare le lotte dei detenuti impedendo immediatamente e ad ogni costo lo svolgimento del processo ed emulando le pratiche EVERSIVE dei compagni imprigionati.