Torino, 7 dicembre 1972. Intervento contro la manifestazione per l’abrogazione della legge Merlin.
CRONACA CITTADINA
Torino 7 dicembre
È risaputo che il quotidiano “La Stampa” non solo propina quotidianamente ai fedeli lettori notizie distorte e manipolate, ma passa sotto silenzio quei fatti che in qualche misura possano contraddire l’immagine di società ordinata e civile che vuole mostrare agli stupidi consenzienti che ci vogliono credere.
Pertanto siamo obbligati in quest’occasione a divenire i cronisti di noi stessi.
Mercoledì 6, fra le 17,30 e le 18’30, insieme alle migliaia di puttane a tempo pieno assorse ad apporre la propria firma al progetto di abolizione della legge Merlin, siamo accorsi anche noi con alcuni cartelli e volantini (il cui testo è a retro), senza dubbio meno osceni delle losche e decrepite facce dei firmaioli, con l’intenzione di bloccare tale turpe esibizione di repressi e repressori sessuali.
I poliziotti presenti, istigati evidentemente dai promotori di quell’oscena manifestazione, si sono affrettati zelantemente a compiere il loro dovere requisendo i cartelli (e uno di non che non aveva voglia di mollare il suo), intimandoci poi di distribuire i volantini, per motivi di ordine pubblico, a cento metri di distanza dall’ingresso, in un primo tempo, e così via fino ad allontanarci del tutto. Pur essendo gioiosamente intenzionati a fare del nostro peggio, abbiamo dovuto desistere dai nostri propositi appena in via di attuazione quando sono arrivati cellullari ed altri rinforzi di polizia.
Così gli infelici firmatari hanno potuto portare a termine tranquillamente la loro provocazione mostrando chiaramente altresì come sia possibile fare della propria infelicità una bandiera.
UNA NOTA DI COLORE
Una nota baldracca, tal Lollobridiga, la quale da anni fa commercio, indisturbata, del proprio corpo e della propria mente, ha firmato ieri anch’essa il progetto di legge con l’evidente intenzione di eliminare in tal modo un po’ di concorrenza nell’arte del meretricio di cui è maestra. D’altra parte è chiaro che la sua firma è stata concessa per un secondo fine. È chiaro che essa ha venduto pure quella, come tutto il resto, in cambio di un po’ di pubblicità per un suo insulso libro di fotografie, per il quale nessuno, ovviamente, nutre alcun interesse.
Cicl. in pr. c. Regina 24 Torino 7/12/72