Volantone che riproduce un caustico scambio epistolare tra Guy Debord, Gianfranco Sanguinetti e Gian Piero Brega della casa editrice Feltrinelli intercorso tra il 18 novembre 1971 e il 14 febbraio 1972. Sanguinetti prende i contatti con l’obiettivo di pubblicare la traduzione italiana dei 12 fascicoli dell’Internazionale Situazionista. Ma Debord interviene, definisce Felrinelli un “rettile staliniano” e diffida l’editore dal pubblicare qualsivoglia testo dell’I.S. Brega non si sottrae allo scontro e consiglia a Debord di “farsi curare” e gli augura di “guarire presto”.
Volantino della sezione italiana dell’Internazionale Situazionista, ma firmato Gli amici dell’INTERNAZIONALE. Milano, 19 dicembre 1969. La versione qui riprodotta è tratta dall’opuscolo Gli operai d’Italia e la rivolta di Reggio Calabria, che introduceva la trascrizione con queste parole: «Il volantino qui riprodotto, che si poteva trovare in piazza Fontana e davanti alle maggiori fabriche di Milano già il 19 dicembre 1969, nei giorni della massima repressione, è l’unico esempio di comprensione immediata e generale di ciò che solo alcuni mesi più tardi i militanti più “estremisti” osavano timidamente e solo parzialmente affermare, a proposito delle bombe del 12 dicembre.»
Internazionale Situazionista, manifesto stampato recto-verso, 19 novembre 1969. Sul retro del volantino, in calce al documento, è presente il documento riprodotto di seguito.
I situazionisti non si chiamano comunisti solo per
non confondersi con i quadri delle burocrazie antioperaie filosovietiche o
filocinesi, relitti del grande fallimento rivoluzionario destinato ad estendere
la dittatura universale dell’Economia e dello Stato.
I situazionisti non costituiscono un partito particolare
in concorrenza con gli altri partiti sedicenti “operai”.
I situazionisti rifiutano di riprodurre al loro interno
le condizioni gerarchiche del mondo dominante. Essi denunciano dovunque la
politica specializzata dei capi di gruppi e partiti gerarchici, che fondano
sulla passività organizzata dei loro militanti la forza oppressiva del loro
potere illusorio di classe futura.
I situazionisti non affermano principi ideologici,
sui quali modellare il movimento del proletariato, e dunque dirigerlo.
I situazionisti sono la corrente più radicale del
movimento proletario di molti paesi, quella che sempre spinge avanti.
Sforzandosi di chiarire e di coordinare le lotte sparse dei proletari
rivoluzionari, essi contribuiscono a dare ai proletari le loro ragioni. Proponendosi di essere il più alto grado
della coscienza rivoluzionaria internazionale, con la nuova critica teorica hanno
potuto preannunciare dappertutto il ritorno della rivoluzione moderna.
Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del
proletariato nel suo insieme. Si aspettano tutto e non hanno da temere nulla
dai cosiddetti “eccessi” che segnano contemporaneamente la profondità critica
della nuova epoca e la ricchezza positiva della vita quotidiana liberata che vi
si inaugura.
Sull’Italia i rivoluzionari rivolgono oggi specialmente
la loro attenzione, perché l’Italia è alla vigilia di un sollevamento generale
sulla via della rivoluzione sociale.
In tutte le lotte attuali, i situazionisti mettono sempre
avanti la questione dell’abolizione di “tutto ciò che esiste separatamente
dagli individui” come la questione decisiva del movimento di negazione della
società esistente.
I situazionisti non hanno da nascondere le loro posizioni
e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che il loro unico interesse e
unico scopo non è niente di diverso dal rendere permanente la rivoluzione
sociale sino a che siano concentrati nella federazione internazionale dei
Consigli dei lavoratori tutti i poteri, il potere di ciascuno su tutti gli aspetti
della vita quotidiana, cioè dell’economia, della società, della storia. Non può
trattarsi dunque di una trasformazione della proprietà privata o
statale, ma della sua abolizione; non del mitigamento dei contrasti di classe,
ma della abolizione delle classi; non del “miglioramento” della società
attuale, ma creazione di una nuova società; non di una realizzazione parziale
che genera una nuova divisione, ma dell’intolleranza definitiva di ogni nuovo
travestimento del vecchio mondo.
I situazionisti non dubitano che l’unico programma possibile
della rivoluzione moderna passa inevitabilmente per la formazione dei Consigli
di tutti i lavoratori i quali, sviluppando la chiara coscienza di tutti i loro
nemici, divengono il solo potere.
“”
Supplemento al n° 1 della rivista “Internazionale Situazionista”.
Tutti i compagni che si trovano in accordo coerente con ciò che diciamo, che
vogliono ricevere le nostre pubblicazioni, possono scrivere a: Internazionale
Situazionista, C.P. 1532 – Milano.
Traduzione italiana di De la misère en milieu étudiant, considérée sous ses aspects économique, politique, psyschologique, sexuel et notamment intellectuel et de quelques moyens pour y remédier, pubblicato nel novembre 1966 a Strasburgo dalla Association Fédérative Générale des Etudiantes de Strasbourg. La prima traduzione italiana è di Feltrinelli, 1967; una seconda è del novembre 1969 a cura del Gruppo Anarchico M. Bakunin di Cosenza.