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Internazionale situazionista. Corrispondenza con un editore

Volantone che riproduce un caustico scambio epistolare tra Guy Debord, Gianfranco Sanguinetti e Gian Piero Brega della casa editrice Feltrinelli intercorso tra il 18 novembre 1971 e il 14 febbraio 1972. Sanguinetti prende i contatti con l’obiettivo di pubblicare la traduzione italiana dei 12 fascicoli dell’Internazionale Situazionista. Ma Debord interviene, definisce Felrinelli un “rettile staliniano” e diffida l’editore dal pubblicare qualsivoglia testo dell’I.S. Brega non si sottrae allo scontro e consiglia a Debord di “farsi curare” e gli augura di “guarire presto”.

Gli scritti sono presenti anche nel

Internazionale Situazionista. Gli operai d’Italia e la rivolta di Reggio Calabria

Pubblicato come Secondo supplemento al n. 1 della rivista “Internazionale Situazionista”, Milano s.d. [ottobre 1970].

Nell’opuscolo sono presenti:

  • Gli operai d’Italia e la rivolta di Reggio Calabria, firmato “La sezione italiana dell’INTERNAZIONALE SITUAZIONISTA”, Milano ottobre 1970.
  • Il testo del volantino Il Reichstag brucia? del dicembre 1969 sulle bombe di Piazza Fontana.
  • Una breve dichiarazione programmatica, già comparsa in calce al volantino Avviso al proletariato italiano sulle possibilità presenti della rivoluzione sociale.
  • In quarta di copertina, la riproduzione di un articolo di giornale del 1871 a firma di Giuseppe Piccio, contro la Prima Internazionale.

Il Reichstag brucia?

Volantino della sezione italiana dell’Internazionale Situazionista, ma firmato Gli amici dell’INTERNAZIONALE. Milano, 19 dicembre 1969. La versione qui riprodotta è tratta dall’opuscolo Gli operai d’Italia e la rivolta di Reggio Calabria, che introduceva la trascrizione con queste parole: «Il volantino qui riprodotto, che si poteva trovare in piazza Fontana e davanti alle maggiori fabriche di Milano già il 19 dicembre 1969, nei giorni della massima repressione, è l’unico esempio di comprensione immediata e generale di ciò che solo alcuni mesi più tardi i militanti più “estremisti” osavano timidamente e solo parzialmente affermare, a proposito delle bombe del 12 dicembre.»

 

Avviso al proletariato italiano sulle possibilità presenti della rivoluzione sociale

Internazionale Situazionista, manifesto stampato recto-verso, 19 novembre 1969. Sul retro del volantino, in calce al documento, è presente il documento riprodotto di seguito.

I situazionisti non si chiamano comunisti solo per non confondersi con i quadri delle burocrazie antioperaie filosovietiche o filocinesi, relitti del grande fallimento rivoluzionario destinato ad estendere la dittatura universale dell’Economia e dello Stato.

I situazionisti non costituiscono un partito particolare in concorrenza con gli altri partiti sedicenti “operai”.

I situazionisti rifiutano di riprodurre al loro interno le condizioni gerarchiche del mondo dominante. Essi denunciano dovunque la politica specializzata dei capi di gruppi e partiti gerarchici, che fondano sulla passività organizzata dei loro militanti la forza oppressiva del loro potere illusorio di classe futura.

I situazionisti non affermano principi ideologici, sui quali modellare il movimento del proletariato, e dunque dirigerlo.

I situazionisti sono la corrente più radicale del movimento proletario di molti paesi, quella che sempre spinge avanti. Sforzandosi di chiarire e di coordinare le lotte sparse dei proletari rivoluzionari, essi contribuiscono a dare ai proletari le loro ragioni.  Proponendosi di essere il più alto grado della coscienza rivoluzionaria internazionale, con la nuova critica teorica hanno potuto preannunciare dappertutto il ritorno della rivoluzione moderna.

Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme. Si aspettano tutto e non hanno da temere nulla dai cosiddetti “eccessi” che segnano contemporaneamente la profondità critica della nuova epoca e la ricchezza positiva della vita quotidiana liberata che vi si inaugura.

Sull’Italia i rivoluzionari rivolgono oggi specialmente la loro attenzione, perché l’Italia è alla vigilia di un sollevamento generale sulla via della rivoluzione sociale.

In tutte le lotte attuali, i situazionisti mettono sempre avanti la questione dell’abolizione di “tutto ciò che esiste separatamente dagli individui” come la questione decisiva del movimento di negazione della società esistente.

I situazionisti non hanno da nascondere le loro posizioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che il loro unico interesse e unico scopo non è niente di diverso dal rendere permanente la rivoluzione sociale sino a che siano concentrati nella federazione internazionale dei Consigli dei lavoratori tutti i poteri, il potere di ciascuno su tutti gli aspetti della vita quotidiana, cioè dell’economia, della società, della storia. Non può trattarsi dunque di una trasformazione della proprietà privata o statale, ma della sua abolizione; non del mitigamento dei contrasti di classe, ma della abolizione delle classi; non del “miglioramento” della società attuale, ma creazione di una nuova società; non di una realizzazione parziale che genera una nuova divisione, ma dell’intolleranza definitiva di ogni nuovo travestimento del vecchio mondo.

I situazionisti non dubitano che l’unico programma possibile della rivoluzione moderna passa inevitabilmente per la formazione dei Consigli di tutti i lavoratori i quali, sviluppando la chiara coscienza di tutti i loro nemici, divengono il solo potere.

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Supplemento al n° 1 della rivista “Internazionale Situazionista”. Tutti i compagni che si trovano in accordo coerente con ciò che diciamo, che vogliono ricevere le nostre pubblicazioni, possono scrivere a: Internazionale Situazionista, C.P. 1532 – Milano.

DELLA MISERIA DELL’AMBIENTE STUDENTESCO CONSIDERATA NEI SUOI ASPETTI ECONOMICO, POLITICO, PSICOLOGICO, SESSUALE E SPECIALMENTE INTELLETTUALE E DI ALCUNI MEZZI PER PORVI RIMEDIO

Traduzione italiana di De la misère en milieu étudiant, considérée sous ses aspects économique, politique, psyschologique, sexuel et notamment intellectuel et de quelques moyens pour y remédier, pubblicato nel novembre 1966 a Strasburgo dalla Association Fédérative Générale des Etudiantes de Strasbourg. La prima traduzione italiana è di Feltrinelli, 1967; una seconda è del novembre 1969 a cura del Gruppo Anarchico M. Bakunin di Cosenza.

Qui la versione originale francese.