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Ai genitori degli allievi degli Istituti Professionali in lotta

Volantino dell’assemblea generale degli Istituti professionali in lotta.

Genova, 14 febbraio 1969.

AI GENITORI DEGLI ALLIEVI DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI

IN LOTTA

Informiamo i genitori degli allievi degli istituti professionali in lotta sui reali motivi che hanno portato i loro figli a scioperare
1°) Noi non abbiamo avuto nessuna garanzia di ottenere l’assemblea aperta a tutti coloro che riteniamo opportuno invitare, come ad esempio studenti di altre scuole che hanno i nostri stessi problemi e operai (ad esempio i nostri stessi padri) che ci possono informare sulle situazioni dell’occupazione dopo la scuola.
2°) le richieste non sono solo quelle dell’Assemblea, ma la prima cosa che chiediamo è il riconoscimento effettivo della qualifica, cioè che il diploma abbia valore concreto quando si trova un posto di lavoro.
3°) Possibilità di continuare gli studi con un 4° e un 5° anno senza bisogno di esami integrativi (in cui si boccia il 95% degli studenti) e che dia la possibilità di accesso alla Università.
QUESTI NON SONO CHE ALCUNI DEI PROBLEMI PER I QUALI SCIOPERIAMO CONTRO LO SFRUTTAMENTO DI OGGI E DI DOMANI SUL LAVORO.

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A chi credeva fosse un suo diritto vedere un film che lo interessava

Volantino, Genova, 8 febbraio 1969.

La proiezione del film sugli avvenimenti rivoluzionari del MAGGIO FRANCESE che doveva essere tenuta ieri al cinema Centrale, non ha avuto luogo! La polizia, nella persona del Dott. Catalano (noto pesce grosso dell’ufficio politico della questura) ci ha convocati ieri mattina, per farci sapere che anche lui è un “amante del cinema” e che, pertanto ci avrebbe mai proibito di proiettare i film, ma dovevamo valutare quali sarebbero state le conseguenze. Siamo stati invitati a capire da soli se ci conveniva rischiare il sequestro della pellicola, la chiusura del cinema, la denuncia dei “responsabili”.

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Della miseria dell’ambiente dei professori e di un atto che indica la strada per rimuoverla

Comitato d’Azione di Lettere. Genova, inizio febbraio 1969.

Documento relativo a un episodio non comune verificatosi a Milano. Si può osservare sia l’identità fra i concorsi di cinquant’anni fa e quelli di oggi, senza che il tempo trascorso abbia migliorato in nulla la condizione degli infelici insegnanti privi di ruolo. Ma occorre altresì osservare l’azione diretta degli insegnanti d’allora messa a confronto con la passività disperata di quelli di oggi. (P.R.)

 

DELLA MISERIA DELL’AMBIENTE DEI PROFESSORI E DI UN ATTO CHE INDICA LA STRADA PER  RIMUOVERLA

Venerdì 31 gennaio ’69, alle ore 8 del mattino, circa 200 abilitati in filosofia si avviavano al concorso a cattedre tenuto nella scuola media “Rosa De Marchi” di Milano. Questa è una delle sedi del concorso; le altre sono Roma, Cagliari, Firenze, Napoli e Palermo.

I candidati si sono seduti, carta e penna sul banco, in attesa del tema, proprio come a scuola. Alcuni ripassavano, altri erano autoironici. Poi, si sono guardati in faccia e hanno avuto tutti la chiara percezione del grottesco, del significato regressivo di quanto stavano per compiere. Allora si sono alzati, hanno respinto e deriso i “commissari” che li volevano trattenere nei banchi. Sono scesi nella palestra sottostante e vi hanno tenuto una prima assemblea, che ha deciso l’interruzione del concorso e l’occupazione dell’istituto, sede della prova.

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