L’ordine regna in Polonia: questa è la dichiarazione dei ministri polacchi che stanno assassinando la rivoluzione proletaria che sta sconvolgendo il loro potere così come lo mise in discussione a Poznam nel 1956. Nessuna speranza per gli idioti fascisti e reazionari di utilizzare per i loro loschi fini questa lotta rivoluzionaria: la violenza teppista dei proletari polacchi, così come di tutti i proletari attualmente in lotta, spazza in un colpo solo ogni ideologia, prima tra tutte quella reazionaria che vuole mantenere intatta la miseria sociale su cui può inserirsi la loro provocazione. Ma, nello stesso tempo, nessuna speranza neppure per i porci progressisti che chiedono – come fa il PCI – la “democratizzazione” delle strutture polacche: il proletariato sta mettendo alla gogna la burocrazia mondiale ed il sangue non può che rendere più rossa la prospettiva della RIVOLUZIONE MONDIALE ATTRAVERSO L’INSTAURAZIONE DEL POTERE ASSOLUTO DEI CONSIGLI PROLETARI, così come era avvenuto in Polonia ed in Ungheria nel ’56.
Così facendo i proletari polacchi si sono collegati praticamente con le lotte rivoluzionarie di tutto il mondo: le rivolte dei neri americani, gli scioperi selvaggi degli operai inglesi, l’insurrezione armata di Reggio Calabria. I rivoluzionari polacchi, realizzando la critica concreta della merce e del lavoro, indicano ancora una volta ai proletari coscienti la via da seguire e smascherano definitivamente, coll’incendio e la messa a sacco delle sedi politiche e sindacali, il vero volto dei sedicenti “comunisti” che, fingendo oggi di opporsi all’oppressione del capitalismo italiano ed internazionale, si preparano in realtà ad adottarne gli stessi metodi nel momento della loro ascesa al potere. Per questo sono i COMPLICI attuali della POLIZIA che ha assassinato i compagni di Milano e si preparano a diventare i BOIA DI DOMANI in emulazione all’operato dei loro complici polacchi.
I BUROCRATI DI TUTTI I PARTITI E DI TUTTI I SINDACATI NON SONO COMPAGNI!
I VERI COMUNISTI devono distruggere il potere del capitale, dello Stato e dei suoi servi, siano essi fascisti, poliziotti, burocrati dei partiti e dei sindacati. I sistemi di lotta impiegati dai compagni polacchi contro costoro (saccheggi, incendi, devastazioni, uso delle armi contro la polizia) devono essere attuati subito dai compagni italiani.
COMPAGNI RIVOLUZIONARI, incontriamoci in ASSEMBLEA martedì 22 dicembre alle ore 15 all’Università (Palazzo Nuovo: via S. Ottavio angolo via Verdi) per decidere forme pratiche di assalto al capitale (e realizzarle immediatamente) in modo da collegarci concretamente alle lotte eversive dei compagni polacchi.
La merce, il lavoro, la politica vanno aboliti, compagni, ed i loro servi sciocchi spazzati via.
Comunicato della libreria “La vecchia Talpa”, Milano, 13 ottobre 1971.
Commento di Joe Fallisi:
«Il volantino fu scritto da me immediatamente dopo un VERO tentativo di infiltrazione-provocazione subìto e sventato. Durante il 1971 ebbi a Milano, in corso Garibaldi 44, una libreria, La Vecchia Talpa, che rappresentò anche la prosecuzione sui generis delle mie (nostre) attività rivoluzionarie del 69-70 e riuscì a sopravvivere solo, anch’essa, poco più di un anno (quel che rimase del materiale lo passai al mio amico Primo Moroni ‑ costituì la base del settore ‟radicale” della Calusca). Tenevamo quasi unicamente libri, riviste e opuscoli di estrema sinistra antistalinista. La libreria rappresentò, logicamente, un punto d’incontro di vari compagni anarchici (ricordo Steve Del Grosso) e dell’ex-Ludd (Roby Ginosa, per esempio). A una certa epoca, com’è scritto nel volantino, giunse quell’anima nera, SICURAMENTE inviatoci dalle forze statali. L’unica cosa che mi rincresce, e non poco, è che, nell’urgenza di ‟far pulizia” e sventare possibili provocazioni anche peggiori, accomunai (accomunammo) al nome di costui come suo ‟collaboratore”, quasi fosse anch’egli senz’altro un infiltrato, un ragazzo di Parma, ‟Emiliano”, che invece, me ne convinsi poi, era stato solo plagiato dal Mondì. Cosa che successe d’altronde anche a qualcun altro del nostro giro a Milano senza tuttavia condurre a nessun esito catastrofico, perché l’infame, prima che accadessero fatti irreparabili, venne alla fine individuato e allontanato per sempre, durante una notte di tregenda ancora vivissima nel mio ricordo e, ne sono certo, anche in quello di Roby.
Programma dello spettacolo secondo i suoi veri scopi, ossia AVVISO AI PROLETARI DEL CENTRO STORICO. Genova, settembre 1971.
DI SEGUITO: Alla rappresentazione del ‟Genovese liberale” gazzarra indegna e aggressioni questa notte nel centro storico.
Articolo tratto dal Corriere Mercantile, Genova, 17 settembre 1971.
PROGRAMMA DELLO SPETTACOLO SECONDO I SUOI VERI SCOPI
ossia: AVVISO AI PROLETARI DEL CENTRO STORICO
Amici, questi riflettori che
gettano luce su di voi sono qui perché le potenze dominanti della città vi
hanno messo gli occhi addosso e vi si sono coalizzate contro.
La farsa a cui assistete non
deve farvi soltanto ridere. Se delle marionette teleguidate vogliono farvi
partecipare al loro teatro di burattini è perché gli affaristi che tirano i
fili della città hanno deciso che era ora che anche il centro storico venisse a
vivacizzare la trama dei loro affari.
Vogliono farvi recitare come comparse nello spettacolo della lotta di classe antica
perché hanno paura che viviate da
protagonisti la realtà della
lotta di classe moderna.
Come i mercanti dei secoli passati
mandavano i preti del buon dio a preparare il terreno alle guerre di conquista
per le proprie merci, così gli affaristi di oggi mandano ad aprire il passo
alle retate di polizia ed alle loro speculazioni i preti della cultura e dell’arte.
Al posto di dio, lo spettacolo è diventato il ruffiano del capitale e dello
stato, il cavallo di Troia di tutte le più immonde operazioni di commercio e di
polizia, che vogliono ridurre ogni istante della nostra vita a un ghetto da cui
sia eliminato tutto ciò che non è la compravendita.
È un pezzo ormai che i cani da
guardia del capitale vanno richiamando l’attenzione sui “centri storici”. Ciò
significa che la società capitalistica europea si sta accorgendo che è fallito
il suo tentativo di abolire la storia come il proletariato, e riscopre l’evidenza che esso appunto è il “centro
storico” della sua dissoluzione.
Gruppi di intervistatori,
commissioni di studio, fotoreporters scorrazzano da tempo nei quartieri al
seguito dei poliziotti e dei metronotte e poi abbaiano nei loro ambienti: “zona
di disgregazione sociale” per indicare la disgregazione delle loro vecchie
bande di affari legali ed illegali, “sentina di vizi” come chiamano la nostra
ricchezza di desideri umani, “decadimento del centro storico” ossia decadimento
degli investimenti dei loro padroni.
Sociologi, preti, uomini di
cultura progressisti, e ultimamente politicanti di “estrema sinistra” predicano
sui “disadattati”, “emigrati”, “criminali”, “capelloni”, “travestiti”,
“esclusi”: sono i nomi con cui la loro ridicola cultura si maschera gli esseri
umani radicalmente proletarizzati che questa società produce.
Come tutti i progressisti ed i
falsi rivoluzionari essi «nella miseria non devono che la miseria, senza
scorgerne il lato rivoluzionario, sovvertitore, che rovescerà la vecchia
società» (Marx).
Il basso prezzo delle case, la
forma delle vie e delle piazze che tiene lontano il mostruoso traffico delle
automobili, rende facile la protezione dalla polizia e favorisce l’incontro e
la comunicazione, la posizione centrale che evita la dispersione del pendolare,
fanno del centro storico il centro di una comunità proletaria radicale nel
cuore della città degli affari e della politica su cui tende a riversarsi.
Per questo i porci delle classi
dominanti odiano il centro storico. Non odiano le miserie che la loro civiltà
gli fa subire: le case fatiscenti, la mancanza di luce e di spazio, la vita
imprigionata nel lavoro o nella disoccupazione. Essi odiano i suoi abitanti
perché ne hanno paura e perché con la loro presenza la vita dell’essere umano
contrasta il dilatarsi della vita del capitale.
Quindi quando i porci parlano
di “valorizzare” il centro storico,
essi non intendono dare ai suoi abitanti i mezzi di affermare il proprio valore
realizzando positivamente la propria infinita ricchezza di bisogni umani, ma
vogliono dare alle case, ai loro edifici i mezzi di realizzare il loro valore
mercantile, facendo aumentare gli affitti fino ad espellerne gli attuali
abitanti.
Quando i porci parlano di “risanare” il centro storico è perché
vogliono trasformarlo in un cimitero. Musei, Università, botteghe di
antiquariato e d’arte, “istituzioni culturali” dovranno venire a rinsanguarne
il commercio col commercio che oggi ha più ricche prospettive, quello della
cultura morta e surgelata di cui stasera vi offrono un assaggio. I vermi che
vivono nel suo cadavere puzzolente, mercanti di desideri morti, pensieri morti,
morte sensazioni, mercanti d’arte e di cultura, professori, studenti dovrebbero
sostituire gli attuali abitanti e i loro vivi desideri rivoluzionari. E questi
dovrebbero essere dispersi nelle periferie, confinati ed isolati nei nuovi
lager dell’edilizia popolare.
Amici, non è del domani che
stiamo parlando, ma dell’oggi. Gli abitanti della zona di via Madre di Dio
stanno già subendo questi progetti: una nuova funebre Piccapietra sorgerà al
loro posto. Dovunque il progetto dei porci è lo stesso: distruggere ogni
struttura che rende ancora possibile la vita sostituendovi puri canali di
circolazione del denaro; distruggere la vita, essiccarla per sostituirvi la
morte.
Non vogliamo più essere
spettatori di un’apparenza di vita che si basa sulla nostra passività, sia che
tale vita apparente venga rappresentata nella cultura, sia che venga incarnata
nelle nuove città dove chi non ha denaro da spendere è superfluo.
Rifiutiamo oggi l’invasione
dello spettacolo per essere pronti a respingere l’invasione della speculazione
mercantile e poliziesca.
VIVA i rivoluzionari messicani
che nel ’68 cercarono di distruggere il grottesco spettacolo delle olimpiadi,
farsa della comunità internazionale!
VIVA il proletariato cinese che
approfittando della farsesca “rivoluzione culturale” tentò di distruggere
(oltre al partito) l’arte, la cultura, i loro specialisti.
VIVA i compagni detenuti che in
America stanno distruggendo la farsa del diritto, della giustizia e con essa
l’industria delle carceri.
VIVA il proletariato dei centri
storici d’Irlanda, che col derisorio pretesto della religione sta minando le
basi della rinomata democrazia inglese.
Società per il mantenimento del
carattere “criminale” del centro storico
Volantino firmato “i compagni consiliari”, Torino 31 maggio 1971.
I PROLETARI VOGLIONO IL COMUNISMO SUBITO!
Sabato è stato un giorno di festa proletaria. Per diverse ore abbiamo attaccato la realtà di merda che tutti (capitale, burocrati e falsi rivoluzionari) vorrebbero imporci. Il solito corteo del sabato pomeriggio è stato stravolto dall’intolleranza di un migliaio di proletari che si sono posti nella linea di lotta rivoluzionaria che da tempo si sta aggirando per il mondo e che come Detroit Stettino e Reggio insegnano, non dimostra il minimo rispetto per gli schemi ‟civili e democratici” imposti dal capitale ed accettati dagli pseudo‟comunisti”. Il proletariato crea nei momenti più alti delle sue lotte delle forme di autogestione comunista che indicano come la distruzione di tutto il vecchio mondo per la realizzazione del comunismo passa attraverso la violenza collettiva, il gioco della devastazione liberatoria e la rivoluzione nella propria vita quotidiana.
I proletari non vogliono riforme ma l’abolizione del lavoro.
I proletari non vogliono tutto (merda compresa) ma il meglio assoluto.
i compagni consiliari
cicl. in proprio
Torino 31.5.71
(la sede non è indicata per evitare devastazioni dei carabinieri)
DIDASCALIA IMMAGINE:
IL VOLTO OSCENO E GHIGNANTE DEL PROLETARIATO DISTRUGGE CON IL SUO APPARIRE IL MONDO MARCIO DELLA IDEOLOGIA
‟Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria” (K. Marx, Il Capitale)
SUL RETRO:
IL CAPITALE SGUINZAGLIA I SUOI CANI DA GUARDIA: LA STAMPA – IL P.C.I. – I SINDACATI E TUTTI GLI SCIACALLI CHIEDONO LA REPRESSIONE VIOLENTA DELLA FELICITÀ IN ARMI
7 MAGGIO un giorno qualunque LA SCUOLA NON SI FREQUENTA MA SI ABOLISCE
APPELLO ALLA LATENZA RIVOLUZIONARIA DEI GIOVANI AFFINCHÉ, ROTTI I CEPPI CHE ANCORA LI TENGONO AVVINTI ALLA MISERIA DELLA SOPRAVVIVENZA, INAUGURINO LA GIOIA COLLETTIVA NELLA DISTRUZIONE DELLA MODERNA SOCIETÀ AL FINE DI APPROPRIARSI DELLA VITA.
˚˚˚˚˚˚˚˚˚˚
Appare chiaro a tutti che l’individuazione del nemico è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché ciascuno prenda coscienza dei propri compiti e quindi inizi a lottare.
Gli studenti, nella storia di questi ultimi anni di lotte, hanno individuato vari nemici, volta a volta con discreta lucidità o con cecità ideologico-corporativa assai grave.
Tuttavia, per lo più, non si sono resi conto che il primo nemico da battere è dato da LORO STESSI, dalla grossa parte di miseria che ancora li pervade e rende schiavi supini della sopravvivenza imposta, se non idolatri dell’adulterato mondo di quei fottuti storici che essi considerano adulti.
Gli studenti (cioè tutti coloro che accettano il proprio ruolo sociologico datogli dall’andare in una scuola) sono in pratica i complici dell’OPPRESSIONE QUOTIDIANA che viene perpetrata nei loro confronti.
Costoro, merci da raffinare per essere immesse nel mercato del consumo di ideologia e di consenso, subiscono passivamente anni di sudditanza famigliare (il ricatto affettivo impedisce loro di vedere l’identità tra il poliziotto ed il padre sempre pronto ad adottare i metodi tipici delle polizie di tutto il mondo ogni volta che le cose non vanno come vuole lui, cioè ogni volta che il figlio non si presenta come capitale variabile nell’accumulazione accelerata di “riconoscenza famigliare”).
Costoro, del pari, sono incasellati sin dall’infanzia in quegli schemi di repressione sessuale che li accompagneranno per tutta la loro esistenza e che essi stessi dovranno aver ben cura di riprodurre (la sessualità orale ed anale che fino all’età prescolare si manifestava libera ed aggressiva, castrata con l’inizio delle scuole, si ripresenta in squallide pratiche ideologizzate dalle quali il piacere è bandito e che sono il tremulo fantasma della reale espressione dell’attività genitale di individui liberi).
Costoro infine, per ottenere la dignità dell’esser VISTI e cioè USATI nella società, sono costretti a percorrere un iter scolastico aberrante che significa la peggiore DEFORMAZIONE degli individui messa in atto da quegli infelici sbirri che sono i professori (e lo sono tutti coloro che accettano il ruolo sociale di “insegnante”). Tutta questa merda da ingoiare sorridendo serve loro come PREPARAZIONE per inghiottire di buon grado lo stronzo più grosso che gli viene approntato: l’ergastolo del LAVORO.
Ma la complicità degli studenti con l’oppressione che subiscono (e che subiranno sempre più nella misura in cui diventeranno UOMINI, cioè, per la società del capitale, delle MERCI utilizzabili per il loro valoro di scambio) risulta del tutto evidente quando, allorché genuini sentimenti di rivolta nascono dall’insopportabilità della loro condizione, non sanno far di meglio che affidarsi ad altri infelici loro pari – i cosiddetti parlamentariextra che, da allievi un po’ somari, non sanno far di meglio che sognare di prendere il posto dei loro padroni-professori per cui Mao, espressione della massima concentrazione di spettacolo burocratico, è l’oggetto delle loro eiaculazioni penose –. In questo modo essi pongono se stessi NON come soggetti una RIVOLTA GENERALIZZATA ma come, e nuovamente, MERCI nel mercato della CONTESTAZIONE. E il poter urlare nelle strade slogans a dir poco raccapriccianti è il loro unico modo per sentirsi vivi, mentre sono dei FANTASMI.
È ORA DI AVERNE LE PALLE PIENE DI TUTTO CIÒ.
È ORA CHE GLI STUDENTI, NEGANDOSI COME TALI (E CIOÈ AFFERMANDOSI COME PERSONE, COME PROLETARI RABBIOSI) IMPONGANO LOTTE CHE ABBIANO PER FINE LA FELICITÀ COLLETTIVA ATTRAVERSO LA DISTRUZIONE DELLE STRUTTURE REPRESSIVE (scuola, famiglia etc.).
L’INTOLLERANZA È FONDAMENTALE PER LA VITA.
Lettera senza data. Scritta dalla latitanza da Carlo Ventura, Riccardo d’Este, Ada Fusco e M. Repetto, per il nucleo viaggiante ‟Agostino ’o pazzo” aderente all’Organizzazione Consiliare.
Il testo è stato redatto a Genova nel gennaio 1971, immediatamente dopo i fatti di Polonia. Stampato dalle Edizioni international, Savona, presso la Tipografia Gazzo, Genova Sampierdarena, Gennaio 1972.