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Comunicazioni di due assenti forzati e delle loro compagne ai membri tutti dell’Organizzazione consiliare

Lettera senza data. Scritta dalla latitanza da Carlo Ventura, Riccardo d’Este, Ada Fusco e M. Repetto, per il nucleo viaggiante ‟Agostino ’o pazzo” aderente all’Organizzazione Consiliare.

COMUNICAZIONI DI DUE ASSENTI FORZATI E DELLE LORO COMPAGNE AI MEMBRI TUTTI DELL’ORGANIZZAZIONE CONSILIARE

La nostra assenza forzata, resasi necessaria onde sottrarsi al braccio della legge con i suoi intenti provocatori, non deve assolutamente influire in modo negativo sull’attività teorico-pratica dell’O.C. Deve invece indurirei e spingerei in modo ancora più reiterato e rivolto in maniera non equivoca alla completa realizzazione del progetto di distruzione del sistema sociale esistente.

È pertanto buona cosa che dei compagni debbano latitare perché si sono dimostrati coerenti con le tesi formulate; sarebbe però pessima cosa se questo portasse ad una stasi (momento di riflusso) sia nei latitanti sia in coloro che restano. Il nostro essere “organizzati” deve saper far fronte a questa contingenza, ed uno dei nostri maggiori compiti è quello di stravolgere il disegno poliziesco che, colpendo coloro che  essi – con ottusità tipica dei servi – considerano i “capi”, vorrebbe costringere così tutti gli altri ad una posizione di difesa. Bisogna pertanto inficiare il programma repressivo il cui fine non è necessariamente quello di sbatterci in galera (ma anche questo, beninteso, se gliene si offre la possibilità) ma quello invece di togliere fuori dalla mischia coloro che, a loro avviso, sono tra i più facinorosi onde acquietare la virulenza rivoluzionaria dell’O.C. tutta.

D’altra parte noi tutti ci attendevamo la risposta dura del sistema non appena la nostra azione si fosse misurata direttamente con il reale, cercando di smuoverlo ed attaccarlo. Ed oggi sarebbe errato meditare su eventuali “errori tecnici”, poiché solo con una continuità eversiva sempre più dura ed organizzata sarà possibile evitarli e darci quella struttura per nuclei violenti che tutti aspettiamo e che la situazione storica presente sempre più richiede.

È importante quindi assumerci sino in fondo la paternità rivoluzionaria (ma non soltanto coram populo, ma ancor più nell’intimo dei nostri cuori) dei gesti sinora compiuti e di tutti quelli che, con una giusta scalata, vorremo compiere. Così come è indispensabile vigilare sulla teoria affinché essa sia sempre uno strumento affilato nelle mani dei rivoluzionari e non si trasformi nell’ideologia della “lotta politica” e nello spettacolo di noi stessi, quali attori qualsivoglia sul palcoscenico del sinistrismo e del recupero. La disfatta dei recuperatori è possibile solo avendo sempre reazioni spropositate (in base alla spropositatezza delle nostre posizioni teoriche) rispetto a ciò che si attendono i registi della politica. Sconfiggiamo dunque il disegno poliziesco (cui si prestano i politici, nessuno escluso) continuando in maniera pertinace la critica teorico-pratica di tutto l’esistente e dimostrando al capitale ed ai suoi cani da guardia che la contingenza (due membri coscienti latitanti) non muta l’essenza dell’O.C. il cui compito rimane la vigilanza teorica e l’eversione violenta, non trasformando la pratica dell’omogeneità in un “soccorso rosso” sterile ed impotente.

A questo punto però è necessario realisticamente trovare le nuove articolazioni, nuove perché la situazione è diversa, con le quali sia noi che voi possiamo collaborare attivamente e creativamente al medesimo progetto.

I nostri compiti nella situazione attuale potrebbero essere:

– elaborazione di testi fondamentali (opuscoli etc.) ed articoli per Acheronte non esclusi i compiti più squisitamente redazionali (ci è possibile farlo data la grossa quantità di tempo, sia pur borghesemente inteso, che abbiamo a disposizione).

– contatto con consiliari incoerenti e gente varia in diverse città d’Italia (Genova, Roma, Firenze etc.), onde addivenire alla formazione di O.C. sul tessuto nazionale. A questo proposito non sarebbe cattiva cosa se vi deste da fare per reperire il maggior numero di indirizzi e notificarceli o, addirittura, ci fissaste voi direttamente degli incontri (ciò per essere certi di trovare qualcuno e non perdere tempo, oltre al rischio di dormire negli alberghi). (Nota: se il progetto riesce dovremo ringraziare il sistema che con un’azione di forza ci ha sradicati da Torino in cui, bene o male, c’era il rischio di fossilizzarci, di porci in una condizione paraburocratica e di chiudere un po’ troppo il nostro orizzonte (che invece, come tutti sanno, non è altro che una linea immaginaria).

I vostri compiti, evidentemente, non possono mutare da quelli già precedentemente e comunemente fissati. D’altra parte (e lo faremo presto con testi acconci) pensiamo sia corretto che noi stessi, nella n1isura possibile, partecipiamo alle vostre scelte non solo teorico-metodologiche, ma anche pratico-organizzate. Questo per mantenersi comunque conformi, nonostante le difficoltà, alle tesi relative alla trasparenza ed all’interscambiabilità dei membri.

Comunque, per ora, pensiamo che sia indispensabile:

1) far funzionare immediatamente i nuclei di intervento, collegandoli al più generale problema dei nuclei abitazionali. Sarà necessario interrompere sine die i rapporti con tutti coloro, che, pur manifestando simpatia o addirittura adesione all’O.C., non si impegnino (secondo le proprie capacità ed inclinazioni) attivamente al programma dell’O.C.

2) rendere sempre più autonomo il lavoro di nucleo, ferme restando scadenze comuni (che vanno peraltro intensificate) come assemblee, azioni collettive, pubblicazioni etc. A questo fine sarà inevitabile una ristrutturazione quantitativa dei nuclei (quello di intervento operaio contro il lavoro ed il suo tempo morto, ad es., è insufficiente) e soprattutto una intensificazione degli interventi, in modo da non cadere nella trappola burocratica delle “scadenze politiche” ma imponendoci noi stessi le nostre scadenze.

3) svolgere un fitto lavoro di propagazione di teoria con azioni idonee e diffusione di testi, non soltanto per “reclutare’” compagni ma soprattutto per impedire la messa in atto di calunnie che vanno respinte con il massimo rigore, così come tutte le provocazioni anticonsiliari (contro tutta l’O.C. o contro suoi membri) vanno soffocate con la violenza pratica, nonché teorica.

4) intensificare la vigilanza all’interno dell’O.C., non solo per smascherare con metodi acconci (il migliore evidentemente è quello della massima socializzazione della propria creatività) delatori, provocatori, infiltrati vari, ma, del pari, per smascherare, bollare e quindi scacciare i pavidi, i volontariamente inetti, gli ottenebrati cronici, gli ideofagi, i “compagni di strada” (peggio delle troie), gli opportunisti, i dogmatici etc.

Su tutti questi argomenti (e molti altri, più specifici ancora) ritorneremo più diffusamente altre volte, con regolare periodicità (2-3 lettere settimanali, più i vari testi teorici).

Al fine del regolare svolgimento dei nostri rapporti epistolari vi consigliamo, per non oberare eccessivamente alcuni compagni più diligenti, di nominare un nucleo ruotante di corrispondenza ed informazione, in modo che più persone, volta a volta, si impegnino in questo tipo di lavoro che, se andassero a buon fine i contatti con altre città, potrebbe diventare un punto essenziale.

È peraltro evidente che tutti coloro che intendono scriverci per loro conto ci faranno molto contenti.

W LA TEPPA ROSSA ORGANIZZATA

W IL POTERE ASSOLUTO DEI CONSIGLI PROLETARI

W IL PIACERE DELLA RIVOLUZIONE E LA RIVOLUZIONE DEL PIACERE.

Per il nucleo viaggiante “Agostino ’O PAZZO”

aderente all’Organizzazione Consiliare:

C. Ventura, R. d’Este, A. Fusco, M. Repetto.

P.S. Gradiremmo notizie sulla lotta antiGennero del nucleo Babeuf.

((POSTILLA IMPOSTA DA CARLO:

Nel caso la latitanza perdurasse per molto tempo (un mese o più) potremo svolgere, e di questo se ne occuperebbe Carlo in maniera specifica, una“consulenza” sui problemi personali e di vita quotidiana di qualunque genere.

1) un aiuto concreto a voi nella vostra continua critica del vecchio mondo e delle sue miserie, vista la provata esperienza di Carlo e Riccardo e la loro continua disponibilità ad aiutare ogni compagno che si trovi in difficoltà, poiché essi pensano che la risoluzione di un problema, anche se “personale”, superi la contingenza della persona stessa e debba venir socializzato tra tutti i rivoluzionari.

2) servirebbe inoltre a rendere meno isolati due “esiliati” ed a far loro sentire più da vicino la presenza dell’organizzazione la quale li tiene in considerazione non soltanto per motivi squisitamente politici.

PERCIÒ SCRIVETECI.

P.P.S. Mandateci l’indirizzo di Sergio ed altri indirizzi che voi reputiate a noi utili.

CHE SI FORMINO DELLE SQUADRE DI SCRITTORI!

1970 – DANZICA E STETTINO COME DETROIT

Il testo è stato redatto a Genova nel gennaio 1971, immediatamente dopo i fatti di Polonia. Stampato dalle Edizioni international, Savona, presso la Tipografia Gazzo, Genova Sampierdarena, Gennaio 1972.

Volantone, fronte retro, allegato al volume.