Questo testo suscitò un sacco di prese per il culo, e veniva definito il manifesto del socialmasochismo. (P. R.)
Category Archives: Gennaio
Documento approvato dall’assemblea degli insegnanti di filosofia
Chi piange su Praga…
Volantino dell’Assemblea permanente di Lettere. Genova, 25 gennaio 1969.
Uno dei titoli più famosi, e ricordati ancor oggi, di quegli anni. L’influenza situazionista si va facendo sempre più esplicita, molti capisaldi della teoria radicale appaiono dispiegati. Come dappertutto nell’Italia di quel principio del 1969, ci si attende dal futuro una crescita verticale del conflitto. Ludd nascerà sull’onda di questo stato d’animo. (P.R.)
CHI PIANGE SU PRAGA…
Oggi a Praga centinaia di migliaia di persone manifesteranno nelle strade dietro il feretro di Jan Palach. Fu così che, dietro un funerale, iniziò nel ’56 a Budapest la rivolta contro il regime stalinista. Allora i carri armati di Kruscev spararono sul proletariato ungherese, autoorganizzato nei consigli operai. Si ripeterà lo scandalo alla rovescia dei carri “socialisti” che sparano nelle strade di Praga “socialista”?
… Read MoreProposta 2
Avviso al proletariato italiano sulle possibilità presenti della rivoluzione sociale
Internazionale Situazionista, manifesto stampato recto-verso, 19 novembre 1969. Sul retro del volantino, in calce al documento, è presente il documento riprodotto di seguito.
![](http://www.criticaradicale.nautilus-autoproduzioni.org/wp-content/uploads/2024/12/Internazionale-Situazionista-AVVISO-AL-PROLETARIATO-ITALIANO-1-740x1024.jpg)
I situazionisti non si chiamano comunisti solo per non confondersi con i quadri delle burocrazie antioperaie filosovietiche o filocinesi, relitti del grande fallimento rivoluzionario destinato ad estendere la dittatura universale dell’Economia e dello Stato.
I situazionisti non costituiscono un partito particolare in concorrenza con gli altri partiti sedicenti “operai”.
I situazionisti rifiutano di riprodurre al loro interno le condizioni gerarchiche del mondo dominante. Essi denunciano dovunque la politica specializzata dei capi di gruppi e partiti gerarchici, che fondano sulla passività organizzata dei loro militanti la forza oppressiva del loro potere illusorio di classe futura.
I situazionisti non affermano principi ideologici, sui quali modellare il movimento del proletariato, e dunque dirigerlo.
I situazionisti sono la corrente più radicale del movimento proletario di molti paesi, quella che sempre spinge avanti. Sforzandosi di chiarire e di coordinare le lotte sparse dei proletari rivoluzionari, essi contribuiscono a dare ai proletari le loro ragioni. Proponendosi di essere il più alto grado della coscienza rivoluzionaria internazionale, con la nuova critica teorica hanno potuto preannunciare dappertutto il ritorno della rivoluzione moderna.
Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme. Si aspettano tutto e non hanno da temere nulla dai cosiddetti “eccessi” che segnano contemporaneamente la profondità critica della nuova epoca e la ricchezza positiva della vita quotidiana liberata che vi si inaugura.
Sull’Italia i rivoluzionari rivolgono oggi specialmente la loro attenzione, perché l’Italia è alla vigilia di un sollevamento generale sulla via della rivoluzione sociale.
In tutte le lotte attuali, i situazionisti mettono sempre avanti la questione dell’abolizione di “tutto ciò che esiste separatamente dagli individui” come la questione decisiva del movimento di negazione della società esistente.
I situazionisti non hanno da nascondere le loro posizioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che il loro unico interesse e unico scopo non è niente di diverso dal rendere permanente la rivoluzione sociale sino a che siano concentrati nella federazione internazionale dei Consigli dei lavoratori tutti i poteri, il potere di ciascuno su tutti gli aspetti della vita quotidiana, cioè dell’economia, della società, della storia. Non può trattarsi dunque di una trasformazione della proprietà privata o statale, ma della sua abolizione; non del mitigamento dei contrasti di classe, ma della abolizione delle classi; non del “miglioramento” della società attuale, ma creazione di una nuova società; non di una realizzazione parziale che genera una nuova divisione, ma dell’intolleranza definitiva di ogni nuovo travestimento del vecchio mondo.
I situazionisti non dubitano che l’unico programma possibile della rivoluzione moderna passa inevitabilmente per la formazione dei Consigli di tutti i lavoratori i quali, sviluppando la chiara coscienza di tutti i loro nemici, divengono il solo potere.
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Supplemento al n° 1 della rivista “Internazionale Situazionista”. Tutti i compagni che si trovano in accordo coerente con ciò che diciamo, che vogliono ricevere le nostre pubblicazioni, possono scrivere a: Internazionale Situazionista, C.P. 1532 – Milano.