Volantino, Genova, 8 febbraio 1969.

La proiezione del film sugli avvenimenti rivoluzionari del MAGGIO FRANCESE che doveva essere tenuta ieri al cinema Centrale, non ha avuto luogo! La polizia, nella persona del Dott. Catalano (noto pesce grosso dell’ufficio politico della questura) ci ha convocati ieri mattina, per farci sapere che anche lui è un “amante del cinema” e che, pertanto ci avrebbe mai proibito di proiettare i film, ma dovevamo valutare quali sarebbero state le conseguenze. Siamo stati invitati a capire da soli se ci conveniva rischiare il sequestro della pellicola, la chiusura del cinema, la denuncia dei “responsabili”.

La realtà è che solo la stampa ufficiale, la T.V. e l’industria cinematografica hanno il diritto di rivolgersi alla gente, la gente normale può solo essere oggetto di una informazione manipolata, ma non può essere informata né informare.

La realtà è che il sistema, per sopravvivere, deve impedirci di conoscere come in Francia fossero quasi riusciti ad abbatterlo: deve vietarci di vedere gli operai e gli studenti francesi che lottano nelle strade e nelle piazze, scrollandosi di dosso le strutture della vecchia società. Deve vietarci di vedere la gente che rifiuta le organizzazioni politiche tradizionali, che discute e organizza direttamente la propria vita e la propria lotta.

Gli operai e gli studenti con le manifestazioni, le barricate, le occupazioni, l’organizzazione dell’autodifesa e dei servizi essenziali al mantenimento della rivolta, ci indicano la possibilità reale ed i mezzi per cambiare questa società che ci rende schiavi in ogni aspetto della vita.

Siamo dominati ed addormentati con i miti della democrazia parlamentare, del voto, del pacifico progresso… .. ci imbottiscono il cervello di cazzate per mezzo della stampa, della pubblicità, della tv ecc. E quando tutto ciò non basta, quando qualcuno osa tirar fuori la testa dal sacco, viene “curato” con le leggi, la polizia, i regolamenti di fabbrica e di scuola.

Anche questa volta il sistema si è difeso, usando i suoi arnesi: i poliziotti. Ma questa volta ha saltato tutte le tappe intermedie, non ha chiesto l’intervento dell’ufficio di polizia addetto agli spettacoli: ha messo in moto l’ufficio politico della questura.

Ciò rende chiaro a chiunque che il problema vero non consiste in pretese omissioni di formalità burocratiche, ma che l’obiettivo è impedire la libera informazione della gente.

In una realtà sociale in cui ogni notizia, ogni avvenimento, vengono “depurati” nei filtri dell’ufficialità è inconcepibile che della gente normale decida da sola di attingere alle informazioni che vuole, e che da sola tenti di comunicarle agli altri. Ma il tentativo di realizzare immediatamente le proprie necessità e desideri, trovando le forme di organizzazioni adeguate, è il fatto più clamoroso del “Maggio”, ed anche il più pericoloso per chi è al potere. Solo organizzando la propria vita e la propria lotta in forme incontrollabili che escano dagli schemi della “politica” tradizionale, sarà possibile liberarsi della duplice oppressione dell’organizzazione dello sfruttamento e dell’organizzazione del consenso.

Noi ci siamo radunati ugualmente nel cinema”Centrale” e da lì coloro che con noi, pensavano e pensano sia loro diritto sapere le cose dalle fonti che credono valide o nel modo che ritengono più significativo, hanno percorso le vie cittadine trasferendosi alla facoltà di Magistero, dove il film è stato proiettato due volte, nella sede che era infine la più adeguata: l’Università.