Al momento dell’uscita del primo volume di “La critica Radicale” cui avevo collaborato, insieme con altri, uscirono alcune recensioni fra cui questa, pubblicata su Alfabeta, di Anselm Jappe, professore che ha conquistato notorietà grazie a un’interpretazione dell’opera di Guy Debord. Poiché un paio di passaggi mi riuscivano oscuri ho richiesto delucidazioni e ne ho ricevuto una risposta. Benché io non nutrissi una stima particolarmente calorosa per il mio interlocutore, volli offrirgli alcune precisazioni che mi apparivano utili. Come si può verificare (https://www.alfabeta2.it/2019/02/03/ludd-o-il-sessantotto-trascendente/) la redazione o forse lo stesso Jappe (cui l’avevo fatta pervenire anche personalmente, per il tramite di un comune amico) non hanno ritenuto opportuno pubblicare tale replica lasciando a sé stessi e a un loro tifoso, l’ultima parola. Esauriti al contempo un anno e la pazienza, mi pare opportuno pubblicare l’insieme del carteggio, sì che ciascuno possa giudicare lo spessore tanto degli argomenti quanto  delle persone coinvolte. (Paolo Ranieri – febbraio 2020)

Grazie, innanzi tutto, per avere cortesemente replicato, consentendomi in tal modo di esplicare e in buona misura contestare queste critiche.

Definire Rassinier presunto anarchico e padre del negazionismo è a sua volta una calunnia ma non la calunnia cui mi riferivo. D’altronde uno storico importante come Anselm Jappe dovrebbe conoscere le capacità di demonizzazione accumulate nei decenni dalla cricca stalinista che in Francia proprio come in Italia ha monopolizzato così a lungo la cultura e tenuta in ostaggio la verità. Certo può apparire ingeneroso ricordarlo ora che essi vagano raminghi e dispersi. Ma credo che chi ha operato per smascherarli fin dal primo momento come la corrente radicale italiana e io stesso, per quanto ho potuto, abbia titolo per farlo specie in un’opera come questa. Ovviamente riconoscere l’ambiguità del testo non ha nulla con vecchi conti da regolare, dal momento che degli estensori conoscevo personalmente solo Filippo Orsini, e che solo in seguito ho conosciuto unicamente Paolo Salvadori. Se con nessuno di loro si è mai data alcuna amicizia personale, neanche si è prodotto alcun personale contrasto.

In realtà, Rassinier è stato per tutta la prima parte della sua vita un militante di sinistra, prima nel PCF, poi in organizzazioni autonome da lui promosse, infine nella SFIO (il partito socialista francese di quei tempi, Sezione Francese dell’Internazionale Operaia), infine espulso. In seguito fino alla vigilia della sua morte fece parte della Federation Anarchiste.

Espulso (io dicevo “ostracizzato”) per antisemitismo? Per negazionismo? Mai più. Ma per avere smascherato e additato al meritato ludibrio la burocrazia interna di Buchenwald, dove gli stalinisti in seguito autonominatisi unici eredi legittimi della resistenza e dei deportati, facevano il bello e il cattivo tempo in combutta con le guardie. Il peccato inespiabile di Rassinier – cui mi riferisco nel mio scritto – fu quello di mostrare il ruolo di “mediazione ben retribuita” di tanti deportati dentro il sistema dei lager. Incrinando così l’immagine dell’antifascismo puro e cristallino su cui lo stalinismo aveva edificato il proprio monumento e gli stalinisti singoli le proprie fortune politiche, professionali, persino economiche. Ma questo non ha nulla a che spartire con l’antisemitismo cui Rassinier si abbandonò successivamente, DOPO ESSERE STATO OSTRACIZZATO E CALUNNIATO.

Quanto al volantino situazionista, lo ho definito ambiguo e ipocrita, perché mi sono reso conto di recente (non lo avevamo colto ai tempi, va detto) che in nessun punto si trova scritto che gli anarchici incriminati erano estranei al fatto e, con il titolo stesso, si propone un’analisi omnibus, altrettanto adatta sia che Valpreda si fosse rivelato colpevole sia che fosse stato riconosciuto innocente. In sostanza, il paragone con la vicenda del Reichstag, indica due possibili spiegazioni: gli estensori non conoscevano il reale svolgimento dei fatti (l’edificio fu dato alle fiamme da alcuni compagni anarchici , uno dei quali , Marinus Van dee Lubbe fu catturato, condannato e giustiziato), e credevano alla versione che attribuiva ai nazisti l’incendio e vedeva in Van der Lubbe un capro espiatorio innocente; ovvero prestavano fede alla calunnia stalinista che vedeva in Van der Lubbe un burattino manovrato dai nazisti . Adattato al 1969 significava o che Valpreda era stato incastrato innocente o che era colpevole ma manovrato: in ogni caso titolo e volantini sarebbero risultati azzeccati.

Paolo Ranieri, febbraio 2019