L’assemblea degli occupanti la facoltà di lettere, via Balbi 5. Genova, dicembre 1967.

Volantino successivo allo sgombero dell’università.
Oggi riuscirebbe difficile immaginare di poter distribuire un volantino “agli operai”: dove se ne troverebbe riunito un numero sufficiente?
Testo non scevro da ingenuità ma che coglie bene la contraddizione tuttora dirompente fra le due pretese rivolte agli sfruttati: essere proni alla volontà di chi comanda; ed essere creativi, intelligenti, capaci.

AGLI OPERAI GENOVESI!

IL RETTORE DELLA UNIVERSITÀ DI GENOVA SI È RESO RESPONSABILE DELLA CACCIATA DEGLI UNIVERSITARI GENOVESI CHE OCCUPAVANO LA FACOLTÀ DI LETTERE, CIÒ È STATO POSSIBILE GRAZIE ALL’INTERVENTO CONGIUNTO E ARTICOLATO DI GRUPPI DI “POMPIERI” PICCOLI BUROCRATI DI PARTITO (…) E DI CARABINIERI, OLTRE IL SOLITO INTERVENTO DEI GRUPPI TEPPISTI DI ESTREMA DESTRA.

L’OCCUPAZIONE ERA STATA DECISA PERCHÉ IL GOVERNO ITALIANO SI È ASSOCIATO AL FASCISMO GRECO ONDE COSTRINGERE GLI STUDENTI GRECI A TORNARE NEL LORO PAESE PER SUBIRVI LE VIOLENZE FASCISTE. GLI STUDENTI GRECI NON POTRANNO PIÙ STUDIARE IN ITALIA: LO IMPEDIRÀ UN ESAME DISCRIMINATORIO E AUTORITARIO COME IL PAESE CHE LO IMPONE.

QUESTA DECISIONE GOVERNATIVA E LA REAZIONE BRUTALE DELLE STRUTTURE DI POTERE CONTRO L’OCCUPAZIONE CHE LE RIFIUTAVA, NON SONO CASUALI, MA SONO UNO DELLE TANTE MISURE REPRESSIVE TENDENTI A IMPEDIRE LA FORMAZIONE DI UNA COMUNE COSCIENZA POLITICA.

Ieri la nostra lotta era monca perché si limitava alla difesa dei nostri interessi corporativi.

Oggi per noi è chiaro che il condizionamento, che è esercitato su di noi dalle strutture capitalistiche, che forniscono le direttive all’interno dell’università, ha la funzione di immetterci nel processo produttivo come passivi esecutori dello sfruttamento operaio. È per questo che noi rifiutiamo l’università.

Infatti come è possibile essere uomini di cultura, con una coscienza umanistica e poi, quando la laurea è ottenuta, avere compiti in una società dove la funzione a noi richiesta sarà quella di aumentare lo sfruttamento nelle fabbriche, funzionare come quadri direttivi in una società dove l’uomo è considerato uno strumento intercambiabile?

Accade lo stesso nelle fabbriche.

Padroni, burocrazia di partiti e sindacati chiedono agli operai la collaborazione nella produzione. Si chiede all’operaio, per ovviare alle deficienze organizzative della produzione, di farsi in quattro, di collaborare, di essere un superuomo.

Come si può dire a un operaio: arrangiati, datti da fare, facendo appello alla sua intelligenza e iniziativa, mettendolo davanti, in una giornata di lavoro, a tutta una serie di problemi e di difficoltà (altrimenti la produzione si blocca) e considerarlo poi come uno strumento che deve solo produrre e obbedire, in balia della volontà e degli interessi di chi vive del suo lavoro.

Un esempio: malgrado tutti i discorsi di collaborazione si sa che alla Cornigliano nei mesi del ’67 sono stati inflitti un migliaio di provvedimenti disciplinari contro gli operai.

Il regime di fabbrica e il regime dell’università e della scuola media sono uguali: costringere operai e studenti a diventare macchine che obbediscono, producono, non ragionano, non decidono nulla. È contro questa società che noi vogliamo batterci insieme a voi.

GLI OBBIETTIVI SONO COMUNI.

ANCHE LA LOTTA VA FATTA INSIEME.

L’assemblea degli occupanti la Facoltà di Lettere (via Balbi 5)