Tratto da Fogli di via n° 26, fondazione De  Ferrari, Genova. (febbraio 2019?)

Nell’estate del 1969 vari soggetti si riunirono nei locali del romano Film- studio e diedero vita a “Ludd-Consigli proletari”. In un contesto che sci- volava sempre più, con diverse sfumature, nel limaccioso fronte ideologico bolscevizzante, il nuovo gruppo, animato principalmente da genovesi e milanesi, ribadiva la natura antiautoritaria del Sessantotto e allo stesso tempo rivendicava una tradizione di critica e ribellione che nei decenni aveva resistito al canto delle sirene che veniva da Est. I punti di congiunzione non mancavano.

Nel fatidico 1956 l’immagine della “grande e giusta Unione Sovietica” traballò nella vergogna e con lei i partiti che vi erano legati, per quanto le condizioni della “guerra fredda” ne rallentassero la dissoluzione vera e propria dell’elemento fideistico. Le critiche che al sistema moscovita ave- vano mosso tanto i comunisti radicali che i socialdemocratici cominciarono a circolare anche fra chi nelle ultime generazioni riscontrava in quel sistema, con la complicazione della fabbrica ideologica che era, la stessa intima natura del “blocco” avversario. Le teorie critiche della società salvaguardate nei passati decenni da piccoli gruppi di scarsa visibilità tor- narono attuali.

Nel corso del 1961 uscirono a Genova i tre numeri di “Democrazia diretta”. Fra i collaboratori, di diversa provenienza, c’era Romano Alquati che a Cre- mona aveva collaborato con Danilo Montaldi al gruppo di “Unità pro- letaria”, in contatto coi francesi di “Socialisme ou Barbarie”, che dei fatti genovesi – e non solo genovesi – dell’estate del 1960 aveva dato, riottosa nei confronti della retorica di partiti e sindacati e non coinvolta nel- l’antifascismo di maniera, una spiegazione incentrata su “operai e studenti che hanno maturato un profondo disprezzo nei confronti del potere che grava su ogni momento della loro vita di giovani”. Uno dei giovani coinvolti nei fatti dell’anno precedente e che finì col partecipare alla breve esperienza di “Democrazia diretta”, Gianfranco Faina, venne espulso dal PCI. Fu attorno a lui – attraverso volantini, partecipazione alle lotte, ef- fimere testate, gruppi di discussione, circoli, collegamenti, anche critici, che andavano dai “Quaderni Rossi” a “Socialisme ou Barbarie” e all’incontro con la teoria situazionista – che il Sessantotto in Liguria acquisì insieme alla continuità con la tradizione dei gruppi radicali e l’omogeneità con ciò che succedeva in quegli anni nel mondo giovanile, una spiccata originalità.

Non meno vivace, per quanto oscurata da circostanze più magmatiche, fu l’iniziativa dei milanesi. Qui si ebbe anche un rapporto diretto, fino al coinvolgimento teorico e pratico di Salvadori e Sanguinetti – e infine solo di quest’ultimo – con l’Internazionale Situazionista. Ma ciò che rientrava immediatamente nello scenario delineato fu il numero unico de “Il Gatto Selvaggio” redatto da Eddie Ginosa e dal torinese – trasferitosi a Milano inseguito da un mandato di cattura per uso di stupefacenti – Riccardo d’Este. Ambedue provenienti dal gruppo di “Classe Operaia”, facevano riferimento alla tradizione “consiliare” e allacciarono rapporti variamente caratterizzati (compresi anarchici e “beat” oltre a quello con un intellettuale di peso nel- l’editoria come Giorgio Cesarano) che via via si consolidarono. D’Este per altro fu il punto di congiunzione con la situazione genovese da lui ben conosciuta. Alla fine del Sessantotto le due esperienze trovarono un momento di incontro con la stesura del volantino “Il punto d’esplosione della menzogna burocratica” che fu l’antefatto alla fondazione di “Ludd- Consigli operai”. Il riferimento alle antiche lotte luddiste (sottratte proprio in quegli anni alla vulgata marxista-leninista dallo storico inglese E.P. Thompson) era significativo.

Mi spiace di non poter citare in questa sede i vari nomi di chi partecipò a tali vicende i quali tuttavia si possono recuperare nelle introduzioni di Paolo Ranieri e Leonardo Lippolis al volume che raccoglie tutti i reperti (non solo il “bollettino”) di “Ludd” e dei suoi antecedenti. Si tratta del primo dei tre volumi intitolati alla “Critica Radicale in Italia (seguiranno quelli su “Comontismo” e “Insurrezione”). Entrano in gioco i gruppi che, come ha scritto Piero Coppo, “inquadrarono la questione della rivoluzione in termini an- tiideologici fuori e contro il militantismo caratteristico di quegli anni e del decennio successivo”.